Palazzo Sansedoni

Palazzo Sansedoni è sede dal 1995 della Fondazione Monte dei Paschi di Siena che ha finanziato nel 2003 un imponente restauro conservativo dell’intero immobile per il recupero degli affreschi e delle strutture architettoniche.

Con ingresso da Banchi di Sotto, il Palazzo si affaccia su Piazza del Campo e ha il suo nucleo originario in una torre del Duecento, abbattuta nel 1760. L’attuale sistemazione si deve a un ampliamento realizzato nei secoli XVII e XVIII, durante il quale venne realizzata anche la facciata sulla piazza. La visita del palazzo inizia dalla scala monumentale settecentesca, decorata da affreschi e sculture in marmo, attraverso la quale si raggiunge la cappella barocca dedicata al Beato Ambrogio Sansedoni.

Il palazzo è impreziosito da una ricca decorazione pittorica realizzata nel corso del Settecento con allegorie e quadrature illusionistiche, mentre altri ambienti denotano caratteri neoclassici con colori pastello e stucchi dorati. Le stanze del piano nobile conservano anche la collezione d’arte della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, secondo un allestimento di ordine cronologico che segue le vicende della pittura senese dal Trecento al Novecento

La Torre

Secondo la tradizione, la torre  di Palazzo Sansedoni fu edificata da Ser Bonatacca (1200-1267) un nobile ghibellino, che partecipò, alla quinta crociata e rivestì vari incarichi, fino a quello di podestà di Grosseto al tempo di Federico II. Ser Bonatacca fu Console della Repubblica di Siena e fu il padre di Ambrogio Sansedoni. La Torre era quadrata e si alzava per 62 metri. Le superfici esterne ed interne erano interamente di mattoni. La costruzione risale tra  1243 e il 1261 circa settant’anni prima della Torre del Mangia. Fino a quel momento era stata la più alta della città. Per la sua conformazione si presenta, nel suo complesso, come speculare a quella civica. La Torre aveva sulla facciata cinque grandi scudi con lo stemma della famiglia: un aquila con tre fasce azzurre. L’edificio aveva cinque porte su tre piani con cinque grandi finestre con merli finali. Vi si accedeva da un grande portone. La parte bassa era in pietra, concia, di colore grigio e quella alta in mattone.  La stima dell’edifico era di circa 8300 lire, una somma che lo configura come uno dei più ricchi palazzi della città.

 

La Famiglia Sansedoni

Il Palazzo deve il suo nome ad una delle famiglie senesi più prestigiose del Medioevo che ne commissiona la costruzione. Le prime notizie relative alla famiglia Sansedoni risalgono al 1174 quando Sansedonio di Martino viene eletto console di Siena. La famiglia diviene presto una delle più illustri della città con membri eletti alle maggiori cariche pubbliche. 

Il prestigio della famiglia è espresso dall’affermazione costante del possesso del palazzo e dall’impegno di assicurarne il suo decoro. Purtroppo, per mancanza di eredi maschi, la famiglia si estinse nella prima metà dell’Ottocento. Si cercò di far sopravvivere il cognome, attuando le tecniche dell’adozione ampiamente in uso fra la nobiltà senese decimata dalle poche nascite, ma l’operazione fu di breve respiro e durò solo per una generazione. Nel 1868 Alessandro Pucci Sansedoni si sposò con Pia Tolomei ma ne ebbe solo una figlia, con la quale il cognome andò definitivamente a perdersi perché Elena nel 1895 sposò il marchese Giuseppe De Grolée Virville con il quale si trasferì nella villa della Selva, dove conservò la residenza fino al 1920.

 

Il Beato Ambrogio Sansedoni

Nato a Siena nel 1220 entrò nell’Ordine Domenicano a diciassette anni ed ebbe a Colonia, come maestro, San Alberto Magno e come compagni di studi San Tommaso d’Aquino e Pietro di Tarantasia, il futuro papa Innocenzo V. Da giovane si recava fuori della porta San Maurizio per accogliere i viandanti e pellegrini ed ospitarli appunto presso la sua Torre. Ambrogio divenne, in seguito, Priore del Convento senese di San Domenico e fra i protagonisti della devozione popolare trecentesca cittadina. 

Fu suo il merito di avere risolto un’importante questione diplomatica con la Chiesa e per questo in suo onore, per alcuni secoli, si organizzarono processioni e feste. La sua abilità oratoria fu apprezzata a Parigi, in Germania e nelle tante città italiane Dopo la sua morte, fino alla metà del XVI secolo il venerdì di Lazzaro (prima della domenica di Passione) fu corso un Palio in suo onore. La Fondazione Monte dei Paschi di Siena lo ricorda con una messa ogni 20 di marzo celebrata durante la mattinata da S.E. l’Arcivescovo di Siena, dal Priore del Convento dei Domenicani e dal Parroco della Chiesa del beato Ambrogio Sansedoni.

 

La Cappella

La decorazione della Cappella è in linea con l’arte della Controriforma eseguita da artisti che godevano del favore della corte fiorentina testimoniando così l’inserimento dei Sansedoni nella cerchia Medicea. Di grande impatto scenografico già solo per lo scalone che conduce ad essa nella cupola in cima allo scalone c’è un affresco dei fratelli Giuseppe e Francesco Melani di Pisa realizzato nel 1727 con raffigurata la Madonna col figlio in gloria e il Beato Ambrogio Sansedoni che accoglie un pellegrino. L’anticappella si presenta con effetti trompe l’oeil e un affresco con l’Allegoria delle Virtù realizzata nel 1691 dai fratelli Melani. Nelle pareti laterali sono esposti sei rilievi bronzei che raffigurano la Vita del beato Ambrogio Sansedoni realizzati da scultori fiorentini: Massimiliano Soldani Benzi e Giovan Battista Foggini. Il soffitto della Cappella è caratterizzato da affresco di Anton Domenico Gabbiani che rappresenta il Beato Ambrogio Sansedoni che affida la città di Siena alla protezione della Madonna. Nel modellino della città sono riconoscibili la Basilica di San Domenico, il Duomo, la Torre del Mangia e due case torri delle quali la più alta era quella dei Sansedoni abbattuta nel 1760 su richiesta dei vicini Chigi Zondadari 

La Collezione

Tra le opere più pregevoli è la pala d’altare attribuita a Segna di Bonaventura che fu tra i più fedeli seguace del grande Duccio di Buoninsegna. Intorno al 1382 si data l’ Altarolo reliquiario di Francesco di Vannuccio, uno dei più affascinanti maestri della Siena dell’inizio del 1300. Siamo invece nel secolo successivo con la tavola raffigurante Santa Lucia attribuita a Sano di Pietro: si tratta del frammento di un polittico forse proveniente dal Duomo di Siena. Nella stanza che la famiglia Sansedoni aveva adibito a Galleria si conservano i dipinti del Cinquecento: una  Venere di Domenico Beccafumi e altri dipinti di artisti dell’epoca. La pittura del Seicento è quindi protagonista nella sala successiva, con opere di Rutilio Manetti, e altri maestri del suo tempo e testimonianze di gusto barocco, dovute al pittore Bernardino Mei e allo scultore Giuseppe Mazzuoli. Il secolo XIX è poi rappresentato attraverso tre dipinti del “purista” Luigi Mussini, alcuni acquarelli di Alessandro Maffei e un paio di sculture di Giovanni Duprè e Tito Sarrocchi. Nella stanza successiva si può ammirare Giulio Corsini, Vico Consorti, Cesare Maccari e Arturo Viligiardi.